Dal 22 al 26 marzo 2023 si è tenuto a Torino “Democrazia Futura”: il campus di Biennale Democrazia.
200 ragazzi e ragazze hanno soggiornato presso gli ostelli Combo e Open 011, hanno seguito gli incontri previsti dal programma e hanno riflettuto su diritti e futuro, sotto la guida degli animatori di ACMOS.
Abbiamo raccolto i momenti più belli del campus in una playlist.
Guarda anche tutte le foto di Democrazia Futura qui.
Il percorso che ci ha spinte a partire per Mykolaiv nasce da ben prima di venire a conoscenza di questo progetto. Risale a qualche anno fa, quando entrambe abbiamo preso coscienza del fatto di voler essere parte attiva di questo mondo, ognuna con le proprie esperienze. Pian piano è maturata in noi la consapevolezza di quanto fosse centrale e importante pensarsi all’interno di un mondo che è relazione cercando di renderlo, anche nel nostro piccolo, più umano, solidale e sostenibile.
Ciò che ci ha spinte a partire sono stati il desiderio di fare qualcosa per queste persone e seguire questa idea di educazione secondo la quale bisognerebbe cercare di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Forte era, e continua ad esserlo, la convinzione che chiunque abbia un privilegio debba metterlo al servizio di chi, invece, quella stessa condizione non la vive. Non è possibile pensare di lottare ogni giorno per una causa, lasciandone indietro un’altra. Mettersi in gioco in questo progetto ha significato mettersi al servizio di un mondo che chiede pace e il modo più bello per farlo è cercare di costruirla attraverso una relazione di bene e in sincerità con il prossimo. Il rapporto comunitario è casa e casa è il mondo. Sapere di non essere soli, a volte è ciò che serve per darci la forza di andare avanti, un passo alla volta.
Non avevamo un’esatta consapevolezza di ciò che avremmo potuto trovare, ma eravamo consapevoli di ciò che ci ha spinte a intraprendere questo viaggio. Siamo partite con la supponenza che ciò che saremmo andate a fare avrebbe potuto aiutare nel concreto qualcuno e quindi è venuto naturale pensare di rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera. Fare e mettere a disposizione le proprie energie era quello che ci aspettavamo.
La realtà dei fatti è invece stata che non era tanto una questione di preparare pacchetti alimentari o caricare il furgone con beni materiali da portare nei villaggi quanto più mettere l’Io a disposizione e quindi naturalmente Stare, vivere la vita di comunità: giocare a ping pong, farsi compagnia, mangiare insieme.
Tante sono le emozioni che abbiamo vissuto in quei giorni e che ancora oggi ci accompagnano. È difficile metterle in fila, comprenderle e provare a raccontarle. Eravamo state messe a conoscenza del fatto che si sarebbe potuta attivare la sirena di allerta, ma sentirla realmente non è una cosa che ci ha lasciate indifferenti, un mix di spavento e impotenza. Ci si rende conto, anche se solo in minima parte, di ciò che per un anno è stata la realtà per le persone ucraine. Eppure, la dolcezza e la spontaneità con le quali siamo state accolte ci hanno fatto sentire parte di questa grande famiglia, come se anche noi ci fossimo dentro da tempo. E nemmeno per un solo istante ci siamo sentite abbandonate a noi stesse. È stato molto toccante anche ascoltare le loro storie e il loro vissuto, in particolare percepire l’amore che queste persone provano per il loro Paese tanto da dire che la scelta di rimanere è derivata dal fatto che andarsene sarebbe stato come lasciare indietro una persona malata.
Il filo rosso che collega il nostro vissuto e che continua a farlo ancora adesso, una volta tornate, è la potenza della relazione. Vedere come il fatto di essere lì, insieme, e di condividere anche se per poco tempo una situazione ingiusta e dolorosa sia stato in grado di cambiare fisicamente i connotati delle persone coinvolte. Intuire come la forza di quello che insieme stavamo costruendo fosse anche solo per un momento rivoluzionario. Quel sorriso scambiato di fretta ne avrebbe potuti generare altri cento, quelle parole tradotte male erano l’unica compagnia da noi desiderata. Queste sono tutte consapevolezze concrete che custodiremo come ciò che di più prezioso abbiamo.
La paura era quella di lasciarli indietro una volta tornate in Italia. Non volevamo che questo viaggio finisse nel cassetto delle esperienze assistenzialiste da collezionare. E non è retorica quando diciamo che la condivisione di vissuti esplicita o silenziosa, attraverso piccoli gesti, ci abbia legate indissolubilmente a Julia, Marina, Oleg, Natalia, Carolina, Vika, Costi, Masha, Emma, Chiril, Michela, Alexey, Sergey, Oleg il meccanico, Jack, Lili, Liuba, Cappa, Sasha e a tutte le altre persone che abbiamo incontrato.
Alessia & Giulia
Ieri mattina presso la casa circondariale Lorusso e Cotugno è avvenuta un’iniziativa preziosa.
È stata infatti inaugurata una mostra permanente di opere, composta da oltre 50 esemplari, realizzate a mano dagli studenti ristretti e non del Primo Liceo Artistico. Il percorso che ha portato alla presentazione di questi pannelli, è stato possibile grazie alla disponibilità della direzione del carcere nella persona della dott.ssa Buccoliero, della dirigenza del Liceo, oltre che ovviamente per merito della passione e del talento dei docenti (curatrice dell’installazione la prof.ssa Gallo e del progetto musicale la prof.ssa Bertuglia) e e degli studenti coinvolti; questi ultimi, presenti in delegazione al momento, hanno ribadito quanto sia importante la possibilità di dipingere, per chi si trova in stato di detenzione, perchè ciò può contribuire al benessere e alla serenità della persona, in maniera determinante. Le opere sono state l’occasione per gli studenti, per esprimere la propria creatività, spaziando dai ritratti, ai paesaggi, a composizioni più metaforiche o oniriche.
La mostra si trova nel padiglione A, luogo in cui si svolgono attività molto diverse. Si è ribadito, trovando tutti concordi, quanto una simile esperienza sia stata anche l’occasione di abbellire e colorare, una parte di una struttura che purtroppo spesso è grigia e anche sporca. L’auspicio è quello che possano continuare collaborazioni, magari anche in altre ale della casa circondariale.
Per usare un’espressione a noi cara, l’arte libera il bene!
Nel 9 luglio del 2021 la Gkn di Firenze sale alle cronache nazionali: una mattina, una mail licenzia tutti lɜ 422 lavoratorɜ. Da lì scaturisce una lotta che ad oggi è già storia: l’assemblea permanente, il motto Insorgiamo, la convergenza con il resto delle lotte sociali e ambientali.
Quei licenziamenti vengono sconfitti. Prendono con il tempo però un’altra forma: quella dei licenziamenti per logoramento, silenziosi, non dichiarati ma ugualmente efficaci.
Ad oggi sono stati bruciati 220 posti di lavoro: 90 dei quali nell’ultimo anno con l’arrivo della nuova proprietà. Gli accordi tra l’acquirente e Gkn stessa rimangono riservati. Si fanno grandi promesse ma, di tavolo in tavolo, di rinvio in rinvio, non arrivano né piani industriali né investitori. Le istituzioni tollerano di fatto tale gioco: ad ogni incontro istituzionale la pazienza non ha mai limite ed ogni limite trova una nuova pazienza.
Il Collettivo di Fabbrica la chiama da subito la tattica della rana bollita: la rana viene cotta a fuoco lento, senza che se ne renda conto. E quando infine capisce di essere stata giocata, non ha più la forza per saltare via.
Da 20 mesi l’assemblea permanente è sempre la stessa, stesso obiettivo: preservare una risorsa industriale, tutelare i posti di lavoro. L’obiettivo dell’azienda, evidentemente anche: mandare via lɜ lavoratorɜ dalla fabbrica e smantellarla. La speculazione finanziaria ha forse semplicemente lasciato il posto a quella immobiliare.
Contro ogni previsione, l’assemblea permanente però resiste. E allora l’attacco dell’azienda si fa sempre più feroce. Dal logoramento passa a quella che abbiamo chiamato: la tattica dell’assedio.
Assedio “per fame”: da novembre 2022 non vengono più pagati gli stipendi.
Viene di fatto azzerato il contratto nazionale e interno: diritti acquisiti da 60 anni di lotte, ereditati internamente dalla vecchia Fiat di Novoli. Se osano comportarsi così, in una vertenza nazionale e alla luce del sole, cosa succede quotidianamente nelle piccole aziende, nei capannoni, nei magazzini, nei campi, nel turismo stagionale?
Si cerca di fare terra bruciata attorno agli assediati, a screditare la RSU, il Collettivo di Fabbrica, il movimento dellɜ solidali, la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo, l’assemblea permanente.
Per la rana è arrivata la necessità di saltare. O la peggiore sconfitta o un salto verso il futuro. Ognuno al proprio posto. Liberiamo Gkn, rompiamo l’assedio, tentiamo il futuro.
Teniamoci liberɜ il 25 marzo, prontɜ ad andare a Firenze. Sosteniamo la campagna di crowdfunding per la reindustrializzazione autogestita. Intervento pubblico ora.
Per saperne di più -> Insorgiamo.org
“Diamo corpo alla partecipazione” è un percorso di crescita, formazione e attivazione giovanile che si sviluppa a partire dal tema del corpo.
Il corpo e tutte le sue implicazioni, sono infatti molto spesso al centro di oppressione e di malessere per lɜ giovani: violenze, canoni estetici irraggiungibili, isolamento forzato per la pandemia, aspettative sul ruolo di genere e sulla propria identità sessuale, sono solo alcuni esempi sotto i quali si nascondono ingiustizie e disuguaglianze, a partire dalle quali lɜ giovani possono costituire un cambiamento attraverso la propria partecipazione.
Usare il corpo quale lente di riflessione per la dicotomia oppressione/liberazione individuale e collettiva diventa quindi uno strumento per riflettere con lɜ giovani della possibilità di non essere solo spettatorɜ di quello che accade, ma anche attorɜ partecipi e protagonistɜ del cambiamento.
Il progetto intende coinvolgere lɜ ragazzɜ del movimento di Acmos e del territorio torinese, ma non solo; infatti anche a livello nazionale alcune realtà, come Associazione 21 Marzo e Le Discipline, si impegneranno a promuovere un percorso partecipato sui loro territori.
Le attività previste sono:
1. INCONTRO CON ESPERTI e CONDIVISIONE DI BUONE PRATICHE per aiutare lɜ giovani a guardare al loro corpo in modo nuovo. Lɜ ospiti avranno il compito di dialogare alla pari con loro, condividere prassi, punti di vista o buone pratiche che nella storia locale, nazionale, europea o mondiale hanno mostrato il valore del corpo come strumento di liberazione e partecipazione.
2. PERFORMANCE TEATRALE nello SPAZIO PUBBLICO costruita sul modello della teatro dell’oppresso che metterà la riflessione del gruppo in dialogo con la cittadinanza e il territorio.
3. GIORNATA di WORKSHOP SUL BENESSERE PSICO-FISICO organizzati con realtà del territorio non solo per sensibilizzare, ma per raccogliere bisogni, proposte e priorità di azione che lɜ giovani vorrebbero realizzare alla luce delle precedenti riflessioni.
4. INCONTRO CON GIOVANI DELLA RETE NAZIONALE in presenza e online per permettere l’incontro tra lɜ partecipanti della rete nazionale di Acmos, in particolare tra lɜ giovani di Verbania, Firenze e Torino.
5. INCONTRO CON DECISORI POLITICI per confrontarsi direttamente con le istituzioni, ma soprattutto per evidenziare quelle che lɜ ragazzɜ ritengono essere le priorità di azione.
6. TEMI e AZIONI per IL FUTURO a cui lɜ partecipanti potranno contribuire con stimoli e spunti per nuove prospettive di formazione e riflessione, immaginando nuove azioni e nuovi percorsi.
Il 14 febbraio 2008 veniva inaugurata Filo Continuo, coabitazione giovanile solidale nel quartiere Spina 3, all’interno dell’ex-villaggio media delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006.
Filo Continuo prende il nome da un tipo di saldatura semiautomatica che non si interrompe mai; e oggi, a distanza di quindici anni quel legame con il territorio è ancora presente, radicato ormai nella quotidianità di tantɜ vicinɜ e di tantɜ giovani coabitanti!
Vogliamo quindi festeggiare questi quindici anni di comunità sabato 25 Febbraio alle 16.00 davanti a via Orvieto 1/13 per un aperitivo di via insieme a Jacopo Rosatelli, Assessore alle Politiche abitative di Edilizia Pubblica e rapporti con ATC della Città di Torino, Atc – Agenzia Territoriale per la Casa, Compagnia di San Paolo e con il movimento di Acmos.
Dalle ore 19:00 ci sposteremo in corso Mortara per una cena condivisa!
A quasi un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, le condizioni vissute dalla popolazione civile si aggravano giorno dopo giorno.
Mykolaïv, città del sud del Paese, è stata colpita duramente dalle operazioni di bombardamento: mancano acqua, cibo, energia elettrica e l’inverno rigidissimo sta mettendo in ginocchio la popolazione.
In meno di un anno, un’area urbana dove abitavano circa 500.000 persone ha visto la propria popolazione ridursi della metà.
In questo momento la città riprende fiato, perché l’esercito russo si è ritirato di qualche chilometro, ma presto potrebbero esserci nuove offensive: rimane comunque una situazione estremamente difficile, con una crisi umanitaria in atto e una grande paura di ciò che riserverà il futuro.
Come Associazione Acmos ci siamo attivati fin da subito per cercare di fare la nostra parte nell’aiutare le vittime civili di questa assurda guerra: dalla prima carovana verso i campi profughi della Romania, organizzata i primissimi giorni del conflitto, alla partecipazione alla Marcia della Pace a Leopoli la scorsa primavera fino alla scelta di inviare una delegazione dei nostri giovani a trascorrere le ultime festività natalizie proprio a Mykolaïv, portando regali alle famiglie, stando accanto alle vittime di questo conflitto nel periodo delle Feste, cercando e dimostrando loro che non li abbiamo dimenticati.
Durante questo viaggio, oltre a portare aiuto alle persone, abbiamo improvvisato concerti per le strade della città; suonando e cantando per loro, con loro.
Abbiamo cercato di portare in questo territorio, martoriato dal conflitto, momenti di festa e leggerezza.
Abbiamo così deciso di organizzare per il 2023 una carovana permanente, In-Consapevole Leggerezza, diretta proprio a Mykolaïv, che partirà tutti i mesi, da febbraio a giugno, e porterà per una decina di giorni al mese una delegazione di persone dell’associazione Acmos che si avvicenderanno e partiranno come volontari per i diversi viaggi.
Grazie alla rete di STOPTHEWARNOW, lɜ giovani di Acmos saranno guidatɜ e accoltɜ dall’associazione Youth Ukraine, che opera all’interno della comunità protestante di Mykolaïv, punto di riferimento per il territorio, e collaboreranno con i volontari di Operazione Colomba (corpo nonviolento di pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII), che in questo territorio sono presenti dall’inizio del conflitto.
Questi viaggi hanno l’obiettivo di contribuire a portare un po’ di “leggerezza”, un po’ di “normalità”, in una comunità da mesi sotto attacco, vivendo con le persone che lavorano instancabilmente per la propria comunità.
Il tempo trascorso sarà fatto di quotidianità condivisa: lɜ giovani di Acmos si metteranno a servizio della comunità, per qualsiasi esigenza come smistare pacchi, sistemare i beni che arrivano, distribuire viveri e beni nei villaggi, montare mobili.
Inoltre svolgeranno attività di animazione d’ambiente giocando con i bambini e le bambine, giocando a carte con gli abitanti, ascoltando le storie delle persone, creando legami.
Giovani torinesi che hanno deciso di impegnarsi, metterndo il proprio corpo e il proprio cuore al servizio della pace, sostenendo le vere vittime di questo lungo conflitto.
In questo nostro impegno c’è il desiderio e la volontà di dare un aiuto reale a chi è costretto a vivere una situazione difficile, tra il terrore dei colpi e il bisogno di pace.
Il nostro furgone sarà aperto a chiunque voglia partire con noi, “In-Consapevole Leggerezza”, per portare sorrisi e vicinanza alle vittime civili del conflitto.
Per chiunque invece, impossibilitato a partire, volesse sostenere la nostra carovana e aiutarci a realizzare questo progetto può donare alla nostra associazione tramite bonifico (IBAN: IT29Q0501801000000011111119 Causale: Solidarietà per gli Ucraini Intestato a: Associazione ACMOS) oppure tramite Satispay!
L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
Art. 2, Trattato sull’Unione Europea
Oggi, Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, istituito per non dimenticare mai lo sterminio di massa di milioni di ebrei e di tutti i “diversi” messo in atto dal folle disegno nazista, decidiamo di raccontarvi il nostro progetto per costruire un’Europa migliore.
“È accaduto, quindi può accadere di nuovo”.
Nelle parole di Primo Levi ritroviamo la forza per impegnarci alla costruzione di un futuro europeo basato su solidarietà, pluralismo, libertà.
Gli ultimi anni sono stati tra i più complicati della storia dell’Unione Europea e del suo progetto di integrazione.
A partire dalla Brexit, passando dalla pandemia di Covid-19, la crisi energetica fino alla guerra in Ucraina, l’UE ha dovuto e deve far fronte a problemi e sfide che interessano sia la coesione interna degli Stati membri sia la dimensione internazionale dell‘UE come soggetto in grado di mostrarsi attore protagonista sulla scena mondiale.
Le recenti crisi hanno permesso ad alcuni degli Stati membri di mettere in forte discussione determinati capisaldi dell’integrazione europea sul piano economico e dei diritti: le misure messe in campo (il Recovery Fund e il price cap sull’acquisto del gas per fare due esempi) sono state oggetto di forte critica e di resistenza da parte di alcuni di questi.
Le critiche e gli ostacoli più forti vengono dai Paesi detti del blocco di Visegrad, ossia tutti quegli Stati che hanno visto in passato nell’Unione Europea un modo per affrancarsi dalle ingerenze sovietiche, e che adesso invece sfruttano i temi del sovranismo e del nazionalismo per limitare la sovranità europea sul proprio territorio.
Negli ultimi anni le spinte sovraniste si sono sempre più diffuse anche negli altri Stati membri. Tale direzione politica è probabilmente legata anche alla disillusione dei cittadini europei, sempre più distanti da un’Europa che sembra non riuscire a trovare più le risposte alle sfide della contemporaneità.
Proprio per analizzare questi fenomeni e per capire come l’UE possa ancora invece avere un ruolo centrale nella vita democratica degli Stati membri, quest’anno abbiamo deciso di recarci a Varsavia, poiché la Polonia è uno dei Paesi in cui la sovranità europea e lo Stato di diritto sono più messi in discussione.
Fino alla metà del 2022 sono state più di 200 le procedure di infrazione avviate da Bruxelles nei confronti del governo polacco, per sanzionare molte delle scelte politiche compiute. Dalla sentenza della Corte Costituzionale polacca che sancisce il primato della legge nazionale sulle direttive europee fino alle ripetute violazioni dei diritti civili come il diritto all’aborto, la tutela delle minoranze, i diritti LGBT+ o le politiche sui migranti, negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più ad un restringimento delle libertà civili e politiche, in un Paese che, suo malgrado, è stato teatro di una delle più grandi violazioni dei diritti umani della storia, la Shoah.
Shoah che la stessa Unione Europea indica come fondativo della sua costruzione: coloro che alla fine della Seconda Guerra Mondiale hanno lavorato alla nascita del processo di integrazione europeo avevano negli occhi gli orrori del nazifascismo e tutti i loro sforzi erano votati a fare in modo che tutto ciò non si ripetesse.
Per la sua posizione geografica, la Polonia è inoltre un buon osservatorio per capire ciò che accade poco al di là dei confini dell’Unione Europea. La guerra in Ucraina si sta rivelando un importante banco di prova su cui l’UE testa la sua coesione interna e il suo ruolo come attore di pace a livello internazionale.
Consapevoli del fatto che solo l’ampliamento dei diritti e il rafforzamento delle democrazie possa permettere all’Unione Europea di fare fronte alle sfide del nostro tempo, riteniamo cruciale per il futuro dell’UE conoscere e comprendere ciò che accade a Varsavia e nell’Est Europa.
“La violenza non è qualcosa che c’è, è qualcosa che manca”.
Con queste parole Alberto accompagna i nostri pensieri durante il viaggio.
Quest’anno abbiamo scelto di trascorrere le feste tra capodanno ed epifania con le persone che sono rimaste, per scelta o costrizione, nel proprio paese nonostante le gravi condizioni dettate dalla guerra, per portare aiuti umanitari ma soprattutto per intrecciare le nostre vite alle loro.
Consapevoli che, a differenza di quel che suggerisce più o meno esplicitamente il pensiero eurocentrico e occidentale, le loro vite valgono quanto le nostre.
Così, il 28 dicembre siamo partiti verso l’Ucraina per raggiungere Mykolaïv, città a pochi chilometri dal fronte che sta subendo duramente gli effetti del conflitto.
Siamo stati accolti da una comunità che durante la guerra ha aperto le porte a chiunque sentisse il bisogno di non rimanere solo.
E così da mesi persone che hanno perso tutto si stringono vicine e lavorano per sostenere la popolazione di Mykolaïv e dei villaggi che la circondano, smistando i beni di prima necessità che arrivano tramite aiuti umanitari e occupandosi della distribuzione.
Ogni giorno c’è qualcosa di diverso da fare, dal preparare i pacchetti per la distribuzione, allo spostare chili di vestiti o pelare patate.
In un luogo dove il dolore e la disperazione sembrano aver strappato via ogni forma di speranza, la quotidianità è disarmante e la voglia di stringersi e sorridere irresistibile.
Per incorniciare quei sorrisi ci è stato proposto di portare con noi anche della musica, così l’ultimo dell’anno abbiamo cantato e suonato attorno a una tavola imbandita, dimenticando per un secondo gli allarmi antiaerei.
“Humanitarian Concert”, così ha chiamato Oleg la sua proposta di andare a suonare a Bereznehuvate, un villaggio a un centinaio di chilometri da Mykolaïv.
Oleg è un componente della comunità, fin dagli inizi del conflitto si occupa di portare aiuti nei villaggi che fino a metà novembre sono stati attraversati dalla linea del fronte.
Ora le persone non vivono più in mezzo ai colpi di arma da fuoco, ma rimangono in una posizione estremamente difficile, lontane dalla città e dagli aiuti umanitari, dove la paura di un contrattacco rimane forte assieme alla consapevolezza che la guerra non è finita.
Siamo arrivati sotto la pioggia battente rimanendo meravigliati dal numero delle persone presenti: un centinaio circa. Subito dopo aver parcheggiato Oleg ci guarda e ci dice “aspettano voi per il concerto!”.
Abbiamo suonato e cantato sotto la pioggia con loro, per un attimo il tempo si è fermato e la loro vita si è mischiata con la nostra, un istante in cui non contavano né gli errori né la sofferenza.
Ci chiediamo cosa rimane di questo viaggio.
E’ difficile tenere vicine le intuizioni rivelate in quei luoghi, qui dove l’animo è assopito, opaco, spesso sovrastato dall’incessante brusio di una vita frenetica, “anestetizzato”.
Se è vero che l’opposto della nonviolenza è l’apatia, allora siamo immersi in un ambiente estremamente violento, che spinge sempre di più all’individualismo e alla paura dell’altro, che non conosce più il valore di parole come “amore” e “pace”.
E’ quindi nostra responsabilità riempirle nuovamente di significato e, al di là di qualsiasi retorica, costruire un’alternativa concreta per dimostrare che un altro mondo è possibile.
Siamo tornati in Italia col cuore pieno di quei volti incontrati lungo la strada.
Pensiamo a loro e sappiamo che non possiamo lasciarli soli.
“La violenza non è qualcosa che c’è, è qualcosa che manca. È una mancanza totale di umanità.”
E’ necessario riscoprire quell’umanità sottratta, riempire quel vuoto con l’ascolto e la vicinanza.
Non vogliamo che questa sia solo una parentesi, per questo motivo ci stiamo già organizzando affinché il nostro sostegno e la nostra presenza siano costanti nel tempo.
Ringraziamo tutte le persone che ci hanno sostenuto e accompagnato in questo viaggio e quelle con cui continueremo a camminare.
Carolina, Lucia, Simone, Carlo & Gabriele
Nei prossimi mesi continueremo a viaggiare per portare solidarietà e sostegno a chi è rimasto sui territori colpiti dal conflitto.
Per vedere tutte le foto della carovana clicca qui!
È aperto il nuovo Bando di Servizio Civile Universale per ragazzɜ tra i 18 e 28 anni che vogliano vivere un’esperienza di cittadinanza attiva nel rispetto dei principi della solidarietà, della partecipazione, dell’inclusione e dell’utilità sociale.
Scadenza del Bando: 20 febbraio 2023, entro le ore 14.
ACMOS e la Fondazione Benvenuti in Italia mettono a disposizione 10 posti per il progetto “Ridisegniamo il futuro insieme“, aperto a diplomati e diplomate, di cui 3 posti riservati a giovani con un titolo di studio non superiore alla Licenza media
Progetto inserito nel programma GAP – Giovani in Azione per il Presente
Rafforzare la coesione sociale e accompagnare la ricostruzione di un approccio positivo verso il futuro tra i giovani e le famiglie che vivono nelle zone alla periferia di Torino (con particolare attenzione al quartiere di Barriera di Milano, ai comuni di Volvera e San Sebastiano da Po)attraverso la promozione del benessere psico-fisico, l’attenzione a uno stile di vita sostenibile e la partecipazione democratica.
Durata del progetto: 12 mesi
Numero ore di servizio dei volontari: monte ore annuo di 1.145 ore, cui si sommano 20 giorni di permesso retribuito
Giorni di servizio a settimana dei volontari: 5
Percorso obbligatorio per una durata complessiva pari a 42 ore.
Percorso obbligatorio i cui contenuti variano in funzione del progetto per una durata complessiva pari a 80 ore.
Acmos Aps – Fondazione Benvenuti in Italia
Giulia Toffanin
Tel. 0112386330
giulia.toffanin@acmos.net
Titolo progetto: Ridisegniamo il futuro insieme
Codice progetto: PTCSU0005222010964NMTX
Area di intervento: Educazione
A 10 mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, le condizioni vissute dalla popolazione civile si aggravano, giorno dopo giorno.
L’intero territorio ucraino è sotto l’attacco dell’esercito russo. Mykolaïv, città a sud dell’Ucraina, è stata colpita duramente. Mancano acqua, cibo, energia elettrica e l’inverno rigidissimo sta mettendo in ginocchio la popolazione.
Abbiamo deciso di dimostrare nuovamente la nostra vicinanza al popolo ucraino organizzando una carovana umanitaria, diretta proprio a Mykolaïv.
Partiremo da Torino in 6, il prossimo 28 dicembre, portando regali di Natale alle famiglie, per stare accanto alle vittime di questo conflitto cercando e dimostrare loro che non li abbiamo dimenticati. Un viaggio che ha come obiettivo quello di cercare di portare un po’ di “normalità”, nel periodo delle festività, in una comunità da mesi sotto attacco.
Raggiungeremo gli amici di Operazione Colomba – che in questo territorio sono presenti dall’inizio del conflitto – dando loro un supporto concreto nei giorni della nostra permanenza.
Mykolaïv, dopo i duri attacchi russi alle infrastrutture, deve far fronte all’assenza di energia elettrica. Grazie alla rete di solidarietà nata attorno a questa carovana, porteremo loro dei dispositivi elettrici per far fronte a questa necessità.
Nello specifico:
–3 generatori donati dal Lions Club Milano Casa della Lirica
–15 lampade solari donate dalla Parrocchia Sacra Famiglia di Magenta (Mi)
–10 lampade a led donate dal Lions Club Milano Borromeo
Per far fronte alle spese del viaggio, abbiamo bisogno del supporto di tutti.
Mancano pochi giorni alla nostra partenza e vi chiediamo un gesto di solidarietà per la nostra carovana umanitaria.
Anche un piccolo contributo può fare la differenza.
IBAN: IT29Q0501801000000011111119
Causale: Solidarietà per gli Ucraini
Intestato a: Associazione ACMOS
Dona su Satispay
Questo viaggio umanitario è organizzato da Acmos e Operazione Colomba all’interno della Rete “STOPTHEWARNOW”